Si può festeggiare il compleanno di uno Stato nato occupando una terra appartenuta per millecinquecento anni ad un'altra polazione costretta, per questo motivo, ad un esodo di massa? Pare proprio di sì.
Non sarebbe stato più rispettoso e giusto evitare il taglio di una grande torta, considerando che in quella terra, ancora oggi,
moltissime persone vivono una condizione di estremo disagio e di umiliazione?
Ho l'assoluta convinzione che sì, sarebbe stato più opportuno, a condizione di essere in possesso di "quantità elevate" di ritegno, considerazione per gli altri e umiltà.
Questa pagina non contiene analisi personali, in quanto il mio pensiero l'ho già espresso in altre occasioni. Voglio solo ricordare che la nascita dello Stato di Israele ha comportato la fuga di circa 700000 palestinesi. Per gli altri, quelli rimasti, un percorso molto difficile, in cui si sono susseguiti:
dopo un lungo controllo britannico, il 25 novembre 1947 le Nazioni Unite, con la risoluzione 181, raccomandano la spartizione del territorio conteso tra uno Stato Palestinese, uno ebraico e una terza zona, che comprendeva Gerusalemme, amministrata direttamente dall'ONU. La nascita ufficiale dei due Stati era stata fissata nel 1948
L'Alto Comitato Arabo, organo rappresentativo dei Palestinesi, respinge la risoluzione, accompagnando la decisione con tre giorni di sciopero e sommosse antiebraiche, soprattutto perché il futuro Stato Palestinse non avrebbe avuto sbocchi sul Mar Rosso e sul Mar di Galilea, ed anche perché a quella che per ora è una minoranza ebraica (un terzo della popolazione totale) è stata assegnata la maggioranza del territorio (ma la commissione dell'ONU aveva preso quella decisione anche in virtù della prevedibile immigrazione di massa dall'Europa dei reduci delle persecuzioni della Germania Nazista.
Anche la Gran Bretagna, di fatto, non accetta il piano e si astiene nella votazione, ritenendo lo stesso inaccettabile per entrambe le parti ed annuncia che avrebbe terminato il proprio mandato il 15 maggio 1948. Il 14 Maggio 1948 viene proclamato lo Stato di Israele. Il giorno successivo inizia una guerra di liberazione contro Israele comandata dagli eserciti di Egitto, Giordania, Siria, Libano e Irak (1948-1955)
il 6 giugno 1967 inizia la guerra dei "sei giorni". Viene combattuta da Israele contro Egitto, Siria e Giordania. Il conflitto si risolve in pochi giorni a favore di Israele che occupa la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, Gerusalemme Est, il Sinai, le alture del Golan; l'esito della guerra influenza ancora oggi la situazione geopolitica del vicino oriente. Nel corso degli anni (agosto 2005) Israele si ritirerà dalla Striscia di Gaza e restituirà il Sinai all'Egitto (26 Marzo 1979). Le alture del Golan, appartenenti alla Siria, sono tuttora sotto occupazione Israeliana, così come la maggior parte del territorio della Cisgiordania (in inglese West Bank).
vengono costruiti insediamenti israeliani, ovvero comunità abitate da israeliani, nei territori che sono stati occupati nel corso della guerra dei "sei giorni" del 1967. Tutti gli insediamenti sono attualmente presenti nei territori della Cisgiordania. Nel corso degli anni sono stati costruiti nuovi insediamenti nonostante la nella contrarietà della comunità internazionale
diverse Intifade, cioè rivolte da parte della popolazione palestinese
un Muro costruito in Cisgiordania allo scopo ufficiale di impedire fisicamente ogni intrusione di terroristi palestinesi nel territorio nazionale. Alto 8 metri e circondato da fossati larghi dai 60 ai 100 metri, il Muro è protetto da reti di filo spinato e torri di controllo poste ogni 300 metri. Lungo il suo tracciato sono state costruite strade di aggiramento e percorrenza riservate ai coloni, una quarantina di valichi agricoli e moltissimi check point, sia pedonali che per veicoli. Per la realizzazione del solo tratto settentrionale, è stato già annesso il 2% del territorio palestinese della Cisgiordania, al quale vanno aggiunti i tratti necessari ad inglobare 11 colonie illegali dove vivono all’incirca 20mila israeliani
L'esodo dei Palestinesi
Nella sua opera “1948, Israele e Palestina tra guerra e pace” lo storico Benny Morris cita un documento intitolato “L’emigrazione degli arabi della Palestina nel periodo 1/1271947 – 1/06/1948. Questo documento è datato 30 giugno 1948 e fu prodotto dal servizio segreto israeliano nelle settimane iniziali della Prima Tregua (11 giugno – 9 luglio) della guerra del 1948. L’autore del rapporto è Moshe Sasson, assistente del direttore del Dipartimento arabo del servizio segreto e il suo fine sembra quello di analizzare in modo obiettivo e analitico la questione dei profughi palestinesi a scopi meramente militari (anche se nel testo questo non è specificato esplicitamente, così come non è specificato chi lo abbia commissariato).
Le cause che, secondo il rapporto, determinarono l'esodo dei Palestinesi:
Circa il 55% del totale dell’esodo è stato causato dalle operazioni militari israeliane e dalle loro ripercussioni: nel senso che là dove gli eserciti ebraici ed arabi si scontravano , la popolazione abbandonava le proprie abitazioni emigrando per scampare ai combattimenti.
Circa il 15% dell’emigrazione araba sarebbe stato dovuto agli effetti delle operazioni delle organizzazioni ebraiche dissidenti come l’Irgun e il Lehi
Il 2% dell’emigrazione fu causata da operazioni ebraiche di diffusione di voci (guerra psicologica)
Il 2%, secondo il rapporto, poteva essere attribuito alla categoria degli ordini di espulsione dai villaggi arabi da parte da parte di forze ebraiche
Un altro 1% di emigrazione fa causato, secondo il rapporto, dalla paura di rappresaglie ebraiche in seguito ad atti ostili degli arabi contro gli ebrei
Un 10% è attributo al timore generico che “ha avuto una grande influenza e un grande peso per quanto riguarda l’esodo”
Circa il 5% delle evacuazione dai villaggi è stato dovuto ad ordini e disposizioni di capi arabi locali, militari e civili, dell’Alto Comitato arabo e del governo della Transgiordania. Simili ordini erano impartiti per ragioni strategiche, come l’intenzione di fare di un villaggio una base per operazioni armate contro gli ebrei o la convinzione che la sua difesa fosse impossibile
Conclusa l’analisi statistica, il rapporto passa ad alcuni “commenti generali”, individuando un certo numero di fattori che avrebbero contribuito, direttamente o indirettamente, a precipitare, incrementare o accelerare le ondate di emigrazione in varie aree e in diversi momenti. Tra essi viene menzionata la “psicosi dell’evacuazione” che si impadronì di numerose comunità arabe “aumentando la consistenza dell’esodo”.
Gli stessi ebrei rimanevano spesso stupiti della relativa facilità con cui si riusciva a provocare lo spostamento di una buona parte della popolazione. (poverini - gli ebrei - aggiungo io!!!!)